Mario Capasso
Proposta di discussione del 25 luglio 2012 su un interessante articolo del Prof. Pietro Giannini
Lo spread e la Grecia
L'Europa: un'entità severa, ma non nemica
di Pietro Giannini
Articolo estratto da "il TITANO" del 26 giugno 2012
Lo spread, propriamente (da vocabolario) “estensione”, “diffusione”, è entrato nel nostro linguaggio quotidiano con una accezione, garantita dall’uso televisivo, di “differenziale di rendimento dei titoli pubblici”, che implica una comparazione, normalmente con i tedeschi.
Dunque spread come misura economica, esprimibile in percentuali o in termini assoluti. Come tale, lo spread esprime la consistenza economica di un Paese nei confronti di un altro, la sua solidità in termini di ricchezza, la sua affidabilità a far fronte ad impegni economici contratti con altri Paesi o con enti sovranazionali. Negli ultimi tempi ci siamo abituati a rilevare dai telegiornali l’andamento altalenante dello spread dei titoli italiani ed a preoccuparci, magari senza capire esattamente perché, per le sue pericolose impennate. Ma sino ad ora gli allarmi sono tutti rientrati e le condizioni del nostro Paese si mantengono critiche, ma non sono diventate catastrofiche.
Diversamente per la Grecia: lo spread, enormemente più alto di quello italiano, ha portato il Paese sulla soglia della bancarotta e si appresta forse a determinarne l’estrema rovina. La valutazione negativa conseguente a questa situazione ha inciso sulla opinione pubblica, tanto che espressioni come “diventare come la Grecia”, “fare la fine della Grecia” sono state assunte al rango di luoghi comuni per indicare una condizione non solo pericolosa ma anche censurabile e condannabile sul piano economico. Probabilmente quest’ultima valutazione ha un fondo di verità, ma l’uso che di quelle espressioni è stato fatto (e che purtroppo ha coinvolto una persona peraltro rispettosa e corretta come il Presidente Monti) non poteva non avere una valenza offensiva, specialmente nei casi in cui (come è accaduto in talune trasmissioni televisive) esse venivano utilizzate alla presenza di ospiti greci.
Prescindendo da valutazioni puramente tecniche, anche il modo con cui le sanzioni, conseguenti alla valutazione economica, sono state applicate dall’Europa non può non lasciare, a dir poco, amareggiati: una progressione asfissiante di condizioni e di obblighi sempre più stringenti che mostrava chiaramente la totale sfiducia dei negoziatori, sino all'imposizione di controllori esterni che garantissero l’applicazione rigorosa delle regole stabilite. Un comportamento, questo, che ha fatto apparire ai greci l’Europa non come un’entità amica, benché severa, ma come una organizzazione ostile che si presentava con il piglio del dominatore. Per contro, nell’opinione generale europea la Grecia è apparsa coma la pecora nera, il popolo reietto, il figlio discolo, cui applicare senza pietà le regole più severe. Si è colto (almeno, ho colto) in questi comportamenti un sovrappiù inutile di superbia e di supponenza da parte di alcuni popoli del nord Europa, quali ad esempio Olanda e Finlandia, che, forse per eccesso di zelo nei riguardi della Germania, assumevano nei confronti della Grecia un piglio particolarmente rigorista ed inflessibile.
Qui non si vuole giustificare in nessun modo i comportamenti economici, presenti e passati, della Grecia. Si vuole solo dire che occorrerebbe avere un atteggiamento più rispettoso, più ‘umano’, anche quando si somministrano medicine amare. Insomma, al medico non si richiede soltanto mano ferma, ma anche capacità di comprendere lo stato d’animo del malato.
Vi è comunque un’altra ragione che avrebbe giustificato un atteggiamento più ‘flessibile’ nei confronti della Grecia. E vero che lo spread economico la condanna irrimediabilmente, ma se considerassimo altri tipi di spread, ad esempio quello culturale, non vi sarebbe possibilità di confronto con ciascuno dei Paesi europei. Basterebbe mettere sulla bilancia, da una parte, i nomi (che è inutile fare, sia pure per esempio) della grande letteratura antica, della filosofia, delle arti figurative, delle scienze, e dall’altra i nomi dei rappresentanti delle stesse discipline nei singoli Paesi europei; ebbene, la distanza sarebbe abissale. Non per nulla la Grecia è la culla della civiltà europea. Ciò avrebbe dovuto indurre l’Europa, per esempio, a creare condizioni più agevoli per la restituzione di debiti, differendoli su più anni, dal momento che era chiaro che le condizioni imposte provocavano disagi sociali insostenibili.
Infine, una provocazione.
Se fosse ancora in vigore il diritto d’autore sui prodotti culturali della Greca antica e chiunque nomina o utilizza il suo prodotto intellettuale dovesse pagare un solo centesimo di Euro, il debito della Grecia, che determina il suo spread economico, sarebbe immediatamente colmato.