Storia dell'AICC

Girolamo Vitelli

L’Associazione di Cultura Classica nasce nel 1897 a Firenze, per iniziativa di un gruppo di studiosi del mondo classico, tra cui il grande papirologo Girolamo Vitelli (1849-1935) e il filologo Felice Ramorino (1852-1929). Nell’ultimo quarto del XIX secolo a Firenze e più in generale in Italia c’è un grande fervore di studi classici, che trova espressione nella nascita più o meno contemporanea di una serie di riviste filologiche e storiche, tra le quali la «Rivista di Filologia e di Istruzione Classica», gli «Studi di Filologia Greca», il «Museo italiano di Antichità classica», il «Giornale Italiano di filologia classica» e gli «Studi Italiani di Filologia Classica». Queste riviste, dall’esistenza talora effimera, documentano in generale il progresso degli studi classici in Italia e in particolare lo sforzo della cultura del nostro Paese di trovare un itinerario italiano allo studio del mondo classico, uno sforzo che vede la contrapposizione, talora anche piuttosto accesa, tra indirizzi e scuole diverse.

In questo fervore di studi spicca la scuola fiorentina, illuminata dalle figure di due grandi studiosi, il Vitelli e Domenico Comparetti (1835-1927), che contribuiscono non poco allo svecchiamento della filologia classica nel nostro Paese. È proprio nell’àmbito della scuola di Firenze che nasce, nel 1897, la Società Italiana per la Diffusione e l’Incoraggiamento degli Studi Classici, che dall’anno successivo ha un suo Bullettino, la rivista «Atene e Roma». Lo Statuto della Società, pubblicato nel volume inaugurale di questa rivista, recita, all’art. 1, che essa «si propone di diffondere e incoraggiare gli studi dell’antichità classica, in tutte le sue manifestazioni letterarie, artistiche e scientifiche, e nelle sue attinenze con le letterature e con la civiltà moderna» e, all’art. 2, che essa « a) si adopera principalmente a propagare fra tutte le persone colte l’amore e il gusto della cultura classica, combattendo le contrarie tendenze; b) promuove e incoraggia il lavoro e le ricerche nel campo filologico, linguistico, storico e archeologico, contribuendo anche, secondo i mezzi, a raccogliere ed acquistare nuovi materiali di studio; c) prende in esame le questioni riguardanti l’insegnamento delle discipline classiche nelle scuole secondarie e superiori, e l’ordinamento dei vari istituti pubblici in quanto hanno relazione con la cultura classica».

Nei due riportati articoli sono sintetizzati i punti salienti del programma della Società, destinato a rimanere praticamente invariato nel corso di oltre un secolo e ad essere riconosciuto valido anche oggi: 1. Difesa e propagazione delle nostre tradizioni classiche nella società moderna. 2. Promozione della ricerca sul mondo classico, sul fondamento delle varie discipline antichistiche, dalla filologia all’archeologia, e anche col contributo di nuovi materiali di studio, che la stessa Società si impegna ad acquisire. 3. Attenzione per le problematiche connesse con l’insegnamento delle discipline classiche nelle scuole secondarie e superiori.

Questo programma, necessariamente generico (come è stato osservato da parte di qualche studioso), ha il merito di costituire effettivamente un punto di riferimento per quanti, nell’Università, nella Scuola e nella società civile, hanno a cuore la memoria e la difesa delle tradizioni classiche. Gli studiosi che aderiscono ad essa non sempre hanno una medesima concezione del lavoro filologico, tuttavia la Società, soprattutto con il suo Bullettino «Atene e Roma», rappresenta un concreto strumento di contrapposizione ai detrattori degli studi classici e a ministri ed uomini di governo, decisamente orientati a valorizzare la ricerca scientifica e tecnologica per favorire sempre di più, agli inizi del nuovo secolo, lo sviluppo industriale della società italiana e, per questo, a mettere in secondo piano l’istruzione classica.

Tra i grandi meriti della Società è certamente quello di avere contribuito alla nascita del progetto di fondazione di un’altra gloriosa istituzione fiorentina, la «Società italiana per la ricerca dei papiri greci e latini in Egitto», destinata ad inserire fruttuosamente l’Italia nel novero delle nazioni europee ed extraeuropee impegnate nel recupero, mediante scavi ed acquisti, di materiale papiraceo in Egitto e a contribuire allo sviluppo della papirologia nel nostro Paese. Non a caso la Società Italiana per la Diffusione e l’Incoraggiamento per la Diffusione degli Studi Classici è presieduta dal Vitelli, uno dei fondatori della papirologia italiana, e le prime annate di «Atene Roma» ospitano molti articoli sulle novità papirologiche.

Amedeo Maiuri

La Società Italiana per la Diffusione e l’Incoraggiamento degli Studi Classici nel 1950 cambia nome e diviene Associazione Italiana di Cultura Classica, con sede presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Artefice del cambiamento è il grande archeologo Amedeo Maiuri (1886-1963), intorno al quale si raccoglie un gruppo di soci fondatori costituito, tra gli altri, da Concetto Marchesi, Massimo Pallottino, Giacomo Devoto, Giovanni Pugliese Carratelli. Quasi due anni prima il Maiuri è stato chiamato a rappresentare l’Italia nella giunta dell’allora nata Federation Internationale des Associations des Etudes Classiques, affiliata all’organizzazione culturale dell’Onu, l’Unesco. Nell’Editoriale che apre il volume LI di «Atene e Roma», apparso l’anno successivo (per i tipi di G. Macchiaroli, Napoli), il Maiuri, Presidente della nuova Associazione e codirettore della rivista insieme a Mario Attilio Levi, annuncia orgoglioso che grazie all’Associazione anche il nostro Paese è rappresentato nell’importante consesso internazionale, del quale egli è stato nominato vice Presidente. Particolarmente significativa la conclusione di quell’Editoriale, che si può considerare assolutamente condivisibile:


«Siamo ora alla chiusura di un grande ciclo di studi durato circa settecento anni: e col diffondersi della cultura e con l’accrescersi delle moltitudini umane è certamente venuto il tempo in cui la scienza dell’antichità dovrà uscire da una clausura che sarebbe la sua tomba, e divenire, oltre che severa indagine di eruditi, scienza comunicabile e viva. È necessario salvare il mondo antico non solo dalla pedanteria e dalla boriosa aridità che presume troppo e rende poco, ma anche e soprattutto da quella genialità a qualunque costo, ridevole e perniciosa, che sovverte mediante schemi illusori i valori autentici del passato. Sia che si ridesti o illumini un monumento o una pagina o una parola di ciò che fu, non dimenticheremo che si ridesta e illumina una parte oscura o ignota della umanità nostra».

L’Associazione, secondo il Maiuri, deve contribuire, dopo la «grande catastrofe» del secondo conflitto mondiale, a recuperare i valori dello spirito e del pensiero, a cui troppo spesso si sono sovrapposti quelli del materialismo e dell’utilitarismo, a scoprire, anche attraverso una sana divulgazione «l’umanità che è nelle opere dell’antichità classica; l’umanità, cioè l’elemento vitale della esistenza trascorsa che permane nella nostra vita e nella nostra storia».

Nel 1956 la Rivista torna in qualche modo a Firenze, essendo pubblicata dall’Editore D’Anna.

Scomparso il Maiuri nel 1963, l’anno successivo l’Associazione vive un’altra trasformazione, nel segno di un articolato decentramento organizzativo, che, nelle intenzioni degli ideatori, dovrebbe conferire all’istituzione una maggiore agilità e sveltirne e migliorarne l’attività. La sede viene spostata a Firenze; Presidente è il ricordato Giacomo Devoto (1897-1974), illustre glottologo italiano, che in quello stesso anno è eletto Presidente dell’Accademia della Crusca. A Napoli resta la Segreteria generale, affidata a Francesco Sbordone (1911-1983), professore di Letteratura Greca nell’Università di Napoli; a Bologna vengono spostate la Segreteria amministrativa e la Tesoreria, affidate a Luigi Heilman (1911-1988), glottologo dell’Ateneo bolognese. A Roma si istituisce un ufficio di rappresentanza della Presidenza, con l’incarico di curare i rapporti con i ministeri. La Rivista viene affidata all’Editore Le Monnier ed è diretta dall’eccellente latinista dell’Ateneo fiorentino Alessandro Ronconi (1909-1982), coadiuvato dall’altrettanto eccellente storico dell’antichità dell’Ateneo padovano Franco Sartori (1922-2004).

Questo il brano più significativo, e certamente condivisibile, del Saluto che dalle colonne di «Atene e Roma» il Devoto invia a tutti i soci (N.S. vol. IX, 1964, p. I): «Una seconda ragione, e non meno importante, per stringere le nostre fila, è data dal particolare momento che gli studi classici attraversano in Italia. Non si tratta di difendere atteggiamenti sordi o immobilistici di fronte alle forze nuove che in parte rifiutano a ragion veduta, ma in parte anche ignorano, la validità dei valori e della esperienza classica ai fini dell’educazione delle giovani generazioni. Solo la fusione nella grande comunità dell’AICC, che non distingue tra insegnamento secondario e superiore, che è aperta a tutte le voci, anche a quelle negative, può mantenere aperto un dibattito e un dialogo di alto livello, il cui risultato finale, qualunque debba essere, sarà stato convalidato in anticipo dalla partecipazione consapevole del maggior numero di cittadini».

Uno degli obiettivi del Devoto è la formulazione di un nuovo statuto. Ed effettivamente, alcuni anni dopo, esso viene approvato e pubblicato nel vol. XXIV della Nuova Serie di «Atene e Roma» (1979, pp. 217-220). Fondamentale l’articolo 2: «L’Associazione ha lo scopo di raccogliere in sodalizio tutti gli Italiani che sentono l’esigenza attuale di coltivare le discipline umanistiche per una comune opera di cultura e di suscitare ed estendere l’interesse per una più diretta conoscenza dell’antica civiltà».

Gli ultimi decenni della vita dell’Associazione sono illuminati da due illustri figure di Presidenti: il già ricordato Ronconi e il grande filologo classico Marcello Gigante (1923-2001). Sotto la guida di questi due studiosi l’Associazione acquisisce un elevato prestigio e raggiunge un grandissimo numero di iscritti, facenti capo ad un numero notevole di delegazioni locali. Il Bollettino «Atene e Roma» continua regolarmente le sue pubblicazioni, anche se via via tende a perdere le sue originali caratteristiche di strumento, agile, rapido e al tempo stesso rigoroso, di informazione e di aggiornamento, per assumere la veste tipografica e i contenuti di una delle tante riviste di filologia classica prodotte in Italia. L’ultima Presidenza, prima di quella attuale, è stata quella del Prof. Leopoldo Gamberale, Ordinario di Letteratura Latina all’Università “La Sapienza” di Roma.

Bibliografia

 A. Ronconi, Gli ottant’anni di «Atene e Roma», «Nuova Antologia» 2132 (1979), pp. 209-234.

M.L. Chirico, La fondazione della rivista «Atene e Roma», in M. Capasso et alii (edd.), Momenti della storia degli studi classici fra Ottocento e Novecento, Napoli 1987, pp. 87-104.

M. Gigante, Giacomo Devoto Presidente dell’AICC, «Atene e Roma» N.S. XLIII (1998), pp. 3-10.

G. Indelli, Marcello Gigante Presidente dell’AICC, «Atene e Roma» N.S. XLVI (2001), pp. 147-158.

Il Professor Renzo Tosi è il nuovo Presidente Nazionale AICC

 

Nel corso della riunione del 29 gennaio 2024 il Direttivo Nazionale all' unanimità ha scelto Renzo Tosi quale Presidente Nazionale dell' Associazione Italiana di Cultura Classica.
Al nuovo Presidente vanno le congratulazioni di tutto il Direttivo e un caloroso augurio di buon lavoro.

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